Open Data: le recenti iniziative

Dopo le prime iniziative degli anni 2000, accanto alla necessità di rendere disponibili e consultabili i volumi ed i materiali già editi, si è fatta avanti la tendenza a rendere disponibili – quasi in tempo reale – i cosiddetti dati grezzi, cioè i dati di scavo così come vengono prodotti sul campo, senza nessuna rielaborazione o interpretazione.

Questo è quello che cerca di fare l’equipe di Massaciuccoli romana mettendo a disposizione i diagrammi stratigrafici, le foto, le planimetrie, le schede US e tutto il materiale che può essere prodotto durante uno scavo archeologico.

Continuando a percorrere il sentiero già segnato dall’esperienza della BibAr, il Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale non solo utilizza il proprio portale per archiviare e rendere consultabili i materiali e le informazioni ‘grezze’ provenienti dallo scavo di Miranduolo, ma ha organizzato anche una sezione per le interpretazioni dello staff ed una per i diari di scavo dei responsabili di area.

Sempre in area toscana si è sviluppato il MAPPA Project (Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale Archeologico) che mira a conservare e a diffondere la cultura dell’open knowledge partendo proprio dagli open data. Fornisce e rende disponibili dati grezzi o pubblicazioni ma ha anche progetto un sistema di protezione per coloro che producono questo tipo di dati.

Spostandoci dalla Toscana, mi sembra giusto segnalare il recente progetto Mozia Open Data della Sezione di Orientalistica del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma. La sua attività mira ad informatizzare la documentazione e le pubblicazioni prodotte durante le precedenti campagne di scavo e tenere aggiornata la piattaforma con i più recenti dati prodotti.

Infine non bisogna dimenticare che dal 2006 esiste ArcheoFoss, un gruppo di studiosi e ricercatori che si riuniscono annualmente e fanno il punto della situazione sugli open data in Italia confrontandosi criticamente e costruttivamente anche con il panorama europeo. Il gruppo ha nella sua mission l’utilizzo diffuso degli open data oltre a favorire la diffusione dei software liberi anche in campo archeologico. A tal proposito va menzionata anche l’iniziativa “Opening the Past” promossa proprio dai ragazzi del MAPPA Project che anche quest’anno si è svolta a Pisa e ha visto una grande partecipazione di pubblico italiano ed internazionale.

La direzione sembra quella giusta ma finché questo modus operandi non viene assimilato e fatto proprio da tutte le equipe di ricerca sul territorio nazionale – nonché dalle istituzioni – purtroppo gli effettivi vantaggi degli open data non potranno essere apprezzati.

Alessandro D’Amore

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OPEN DATA: THE RECENT INITIATIVES

After the first initiatives of the 2000s, alongside the need to make available for reference volumes and materials already published, the trend has come forward to make available – almost in real time – the so-called raw data, i.e. the data of excavation how they are produced on the field, without any elaboration or interpretation.

This is what the team of Roman Massaciuccoli is trying to do, providing stratigraphic diagrams, photos, plans, stratigraphic units schemes and all the material that can be produced during an archaeological dig.

Continuing along the path already marked by the experience of BibAr, the Laboratory of Applied Informatics to Medieval Archaeology not only uses its own portal to store and make available materials and raw information from the excavation of Miranduolo, but organized also a section for the interpretations of the staff and another one for the excavation diaries of area managers.

Also in the Tuscan area has developed the MAPPA Project which aims to preserve and disseminate the culture of open knowledge starting right from the open data. It provides and makes available raw data or publications but it has also a project about a system of protection for who produce this type of data.

Moving from Tuscany, it seems fair to point out the recent project “Mozia Open Data” of the Section of Oriental Studies of the Department of Ancient History of the University of Rome “La Sapienza”. Its work aims to computerize the documentation and publications produced during previous excavations and to keep updated the platform with the most recent data products.

Finally we must not forget that since 2006 there is ArcheoFoss, a group of scholars and researchers who gather annually and point out the situation on open data in Italy comparing it critically and constructively with the European scenery. The group has in its mission the widespread use of open data as well as promoting the spread of free software in the field of archeology.

In this regard, it must be mention the initiative “Opening the Past” sponsored by MAPPA Project team, which took place in Pisa this year and saw a large participation of Italian and international audience.

The direction seems to be the right one but as long as this modus operandi is not assimilated and embraced by all research teams throughout the country – and the institutions – unfortunately the actual benefits of open data cannot be appreciated.

Alessandro D’Amore

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Gli open data in archeologia

Negli ultimi anni gli open data si sono fatti strada anche in archeologia, fino a diventare uno dei punti metodologici imprescindibili delle attuali ricerche specialistiche.

Tra i precursori, quasi moderni esploratori, che si sono avventurati in un campo applicativo sconosciuto al settore di studi e hanno aperto una strada poi percorsa da molti altri, c’è stato il Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale (LIAAM) dell’Università degli studi di Siena.

Il LIAAM già nel 2000 intraprese il progetto BibAr. Come si legge dal sito, “il progetto è nato dall’esigenza di dare maggiore spazio alla sezione del Portale di Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Siena dedicata alla consultazione gratuita di testi archeologici”. Con l’aumento di volumi presenti e il numero di consultazioni, emerse la necessità di un contenitore dedicato ed esclusivo oltreché opportunamente articolato per facilitare la consultazione.

La BibAr (Biblioteca Archeologica Online) “è una biblioteca in senso proprio, un luogo cioè – non fisico ma virtuale- nel quale si conservano e si consultano dei documenti, in questo caso pubblicazioni scientifiche di argomento specialistico. A differenza di altre biblioteche digitali, BibAr non fornisce solo la notizia bibliografica del volume, bensì consente di accedere direttamente al contenuto del volume stesso (collane, riviste, monografie, singoli articoli) digitalizzato e reso disponibile full text per la lettura, per il download sul proprio computer ed eventualmente per la stampa. Sono attualmente disponibili centinaia di volumi tra riviste, collane, monografie e articoli in Miscellanea. Questo servizio è completamente gratuito”.

Questo portale – partito come esperimento 13 anni fa e diventato un servizio per tutti i ricercatori del mondo – dà la misura dei vantaggi e delle opportunità degli open data in archeologia.

Alessandro D’Amore

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OPEN DATA IN ARCHAEOLOGY

In recent years, open data have made their way into the archaeological discussion, since to become one of the essential methodological points of current research specialist.

Among the precursors, almost modern explorers who ventured into a field unknown of study and opened a road traveled by many others, there was the Laboratory of Informatics Applied to Medieval Archaeology (LIAMA) of the University of Siena.

The LIAMA undertook the project “BibAr” since 2000.

As you read from the site, “the project was born from the need to give more space to the section of the Portal of Medieval Archaeology at the University of Siena dedicated to the free consultation of archaeological texts”. With the increase of volumes uploaded and the number of consultations, emerged the need for a dedicated container and exclusive besides suitably articulated to facilitate consultation.

The BibAr “is a library in the proper sense, a place – not physical, but virtual- in which are preserved and accesible the documents, in this case scientific publications of specialized topic. Unlike other digital libraries, BibAr not only provides the bibliographic record of the volume, but allows you to directly access the contents of the volume itself (journals, monographs, single article) digitized and made available full text for reading, for download on your computer and possibly for printing. There are currently hundreds of volumes of journals, monographs and articles in the Miscellaneous section. This service is completely free”.

This portal – which started as an experiment 13 years ago and has now become a service for all researchers in the world – gives us the measure of the benefits and opportunities of open data in archeology.

Alessandro D’Amore